Il benessere psicologico degli adolescenti. Una prospettiva nazionale e locale

di Celestina Valeria De Tommaso e Franca Maino

La letteratura psicologica concorda nel considerare l’adolescenza come una fase cruciale nello sviluppo umano. Il superamento positivo di questa fase è fonte di benessere, autostima e buon adattamento. Proprio in questo lasso di tempo si realizza lo sviluppo dell’identità, della sessualità, della conquista dell’autostima emotiva e intellettiva, oltre che la costruzione di un orientamento valoriale autonomo (sia rispetto alla famiglia sia rispetto al gruppo dei pari) e delle decisioni relative allo stile di vita.

Tra i vari fattori coinvolti nel benessere e nello sviluppo psicosociale dell’adolescente, la rete di relazioni all’interno del proprio milieu sociale rappresenta un elemento cruciale. L’adolescenza e le relazioni hanno un ruolo fondamentale nell’assolvimento dei compiti evolutivi relativi all’individuazione e alla costruzione dell’identità. Le relazioni tra parti diventano il terreno del confronto, dello scontro, della condivisione e della sperimentazione di sé attraverso lo sguardo degli altri pari. Proprio la pandemia da Covid-19 ha messo a dura prova questo processo dialettico di riconoscimento, deteriorando la percezione di soddisfazione per la vita da parte dei giovani adolescenti. In questo articolo vi proponiamo una ricostruzione dei dati nazionali e locali riferiti al fenomeno, con particolare attenzione al contesto del biellese.

 

Giovani, tra benessere e soddisfazioni di vita: lo scenario nazionale

Secondo il recente Rapporto Bes, la situazione di fragilità dei ragazzi e delle ragazze in Italia si è mostrata sempre più acuta nel secondo anno di pandemia. Nel 2020, il calo nella percentuale di coloro molto soddisfatti per la vita è stato solo lieve, ma nel 2021 si è accompagnato all’aumento dal 7,45 al 10,5% della quota di ragazzi di 14-19 anni che esprimono un punteggio di insoddisfazione per la propria vita. L’incremento osservato della quota di ragazzi tra i 14 e i 24 anni insoddisfatti della propria vita si accompagna anche a una crescente proporzione di ragazzi che presentano cattive condizioni di salute mentale. La percentuale di adolescenti in cattive condizioni di salute mentale è passata, infatti, dal 13,8% nel 2019 al 20,9% nel 2021, ed è aumentata leggermente anche tra i ragazzi tra i 20 e i 24 anni, mentre è rimasto stabile nel complesso della popolazione. Se gli adolescenti insoddisfatti e con un basso punteggio di salute mentale erano nel 2019 il 3,2% del totale, nel 2021 tale percentuale raddoppia (6,2%), con circa 220 mila ragazzi tra i 14 e i 19 anni insoddisfatti della propria vita e, allo stesso tempo, con una condizione di scarso benessere psicologico, a indicare una accentuazione della situazione psicologica precaria (Bes, 2022). E’ quindi interessante osservare come gli effetti psicologici sui più giovani siano andati aumentando con il prolungarsi della pandemia da Covid-19 e, probabilmente, continueranno a protrarsi anche in futuro. In generale, stando ai dati Istat, nel 2021 è aumentata la quota di persone di 14 anni o più soddisfatte per la propria vita nel complesso (+1,7 punti percentuali rispetto al 2020), con l’eccezione dei giovani di 14-19 anni. La crescita è invece stata più elevata della media tra gli ultrasettantacinquenni.

Un altro aspetto rilevante riguarda le differenze territoriali rispetto al benessere psicologico. In particolare, nel passaggio critico della pandemia, l’indice di salute mentale – che, a livello regionale, non può essere suddiviso per fasce di età – mostra evidenti disparità territoriali. L’indice di salute mentale passa infatti dal 65,3% nelle Marche al 72,2% nella Provincia Autonoma di Bolzano.

La centralità del tema, a livello nazionale e in relazione alle differenziazioni territoriali, è anche correlato al fatto che la salute mentale – come altri aspetti della salute generale – può essere influenzata da un’ampia gamma di fattori, quali lo status economico e lavorativo, il livello di scolarità, lo standard di vita, la salute fisica, la coesione familiare, la discriminazione, la violazione dei diritti umani e l’esposizione a eventi avversi.

Per comprendere la complessità del fenomeno ci soffermiamo su almeno due aspetti che riguardano il benessere psicologico dei giovani: il loro percorso scolastico e la transizione alla vita adulta. In relazione al primo, nel nostro Paese, tra il 2019 e il 2021 il tasso di dispersione scolastica totale è salito dal 21 al 22%, con un aumento di coloro che hanno ottenuto un titolo di studio, ma con competenze di base inadeguate. L’impiego della Didattica a Distanza, inoltre, ha esacerbato i divari sociali già esistenti prima della pandemia: quelli tecnologici, di background sociale e migratorio. Secondo i dati Istat (2022), il 67,7% degli studenti preferisce fare lezione in presenza e il 70,2% sostiene che la didattica a distanza sia più faticosa.  Sempre secondo la stessa indagine, l’esperienza della DAD ha causato difficoltà soprattutto ai ragazzi di origine straniera: la percentuale di chi ha potuto essere costante nella frequenza delle lezioni è minore (71,4% rispetto all’80% dei ragazzi italiani), così come quella di chi ha potuto utilizzare un computer (il 72,1% contro l’85,3% degli italiani). Pertanto, oltre che sul rendimento scolastico, la pandemia da Covid-19 ha esercitato una forte pressione sulle condizioni di salute e di benessere psicologico dei giovani e delle giovani nel nostro Paese.

Inoltre, quanto al secondo punto, il malessere psicologico rende più complessa il passaggio alla vita adulta e indipendente. E’ sempre più diffuso il fenomeno degli Hikikomori, un fenomeno che riguarda soprattutto i giovani dai 14 ai 30 anni, e che si riferisce a coloro che decidono di ritirarsi dalla vita sociale per lunghi periodi, rinchiudendosi nella propria abitazione senza aver nessun tipo di contatto diretto con il mondo esterno. Unitamente a situazioni di isolamento ed esclusione sociale, recentemente è esploso il fenomeno delle Great Resignation (Grandi Dimissioni). Anch’esso coinvolge soprattutto i giovani che, in misura sempre maggiore, lasciano il proprio posto di lavoro per orientarsi verso carriere più flessibili, alla ricerca di un contesto lavorativo che preservi il benessere e il work-life balance. Questi due fenomeni (povertà relazionale ed esclusione sociale, da un lato, e il mismatch tra giovani lavoratori e mercato del lavoro, dall’altro) richiamano l’attenzione sulla complessità dei percorsi transitori dall’età adolescenziale alla vita adulta. La ricerca costante di un equilibrio lavorativo determina numerose implicazioni tra cui, ad esempio, lunghe carriere frammentate e discontinue, oppure un’inadeguata sicurezza economica. Più nel dettaglio, il calo della natalità è un primo segnale d’allarme rispetto alle vulnerabilità che interessano alcuni percorsi di vita. Tale fenomeno sottende un fil rouge tra una pluralità di dinamiche, tra cui la difficoltà per i giovani di acquisire una propria indipendenza economica, l’abbandono tardivo delle abitazioni di origine e, di conseguenza, il ritardo nel concepimento del primo figlio. L’elemento di insicurezza maggiore deriva dalla precarietà lavorativa e dalla necessità di avere dei punti di riferimento istituzionali che sostengono i giovani in modo tangibile, anche a livello locale, nel loro percorso verso la genitorialità e l’indipendenza economica. In generale, la capacità di un Paese di creare ricchezza dipende anche dal suo andamento demografico: con l’aumento della popolazione si contribuisce ad equilibrare il saldo demografico, a garantire ricambio generazionale e, in aggiunta, ad alimentare i consumi e la forza lavoro.

 

Il contesto del Biellese

Nel Biellese, la popolazione scolastica è composta da 20.030 allievi e allieve, di cui 4.165 nella scuola secondaria di I grado e 6.668 nella scuola secondaria di II grado (Figura 2). Da uno studio condotto nel 2021, dalla Regione Piemonte con l’Ufficio Scolastico Regionale per il Piemonte, l’Ordine degli Psicologi e IRES Piemonte, emerge come circa il quasi l’80% degli studenti afferma con certezza che le lezioni a distanza sono più noiose e faticose (il 60%). La medesima percentuale sostiene che con la didattica a distanza non si impara più che in classe. Nonostante il 60% dichiari di essere convinto della propria scelta formativa, circa il 30% dei rispondenti dichiara di aver avuto incertezza e/o ripensamenti, sebbene non abbia cambiato indirizzo di scuola.

Nel Biellese, come mostrato dall’Approfondimento quali-quantitativo pubblicato nel 2022 da OsservaBiella, la salute mentale in età evolutiva rappresenta un tema cruciale per il territorio, sia in termini di dati che di risposte messe in campo. I ragazzi e le ragazze (dai 15 ai 24) presi in carico dal reparto di neuropsichiatria e psichiatria (in relazione, dunque, ai problemi legati allo sviluppo neuropsichiatrico e ai disturbi neurologici e psichici) erano 370 nel 2019 (il 2,4% della popolazione di riferimento), 235 nel 2020 (l’1,5%) e 284 nel 2021 (l’1,9%). A fronte di un calo dell’utenza presa in carico durante la pandemia, il 2021 pare aver segnato un incremento del numero di pazienti che si rivolgono al servizio.

 

Più nel dettaglio, il servizio SPAF! (Spazio Ascolto Adolescenti e Famiglie) è il servizio pubblico cogestito dal Consorzio I.R.I.S. e dall’ASL di Biella. Il Servizio si pone due obiettivi: prendersi cura dell’adolescenza da un punto di vista sociosanitario, psicologico ed educativo integrato; fornire formazione, supervisione, progettazione a tutte le agenzie pubbliche e del privato sociale che si occupano di adolescenza in ambito preventivo e/o di promozione alla salute(20). I destinatari sono tutti i giovani tra i 14 e i 25 anni. Con riferimento alle attività svolte nelle ultime tre annualità – 2019, 2020 e 2021 – il numero di giovani che si sono rivolti allo Sportello è aumentato drasticamente. Dal 2018, il numero di accoglienze individuali è incrementato del 6% (da 87 a 92 accoglienze) nel 2019 fino al 57% nel 2021 (144 accoglienze) (Figura 3).

Nel 2021 il numero di problematiche rilevate è aumentato del 93% rispetto al 2020. In particolare, quelle che hanno subito un ampliamento significativo rispetto al 2018 (superiore, persino, alla metà dei casi registrati nel 2018) sono: l’autolesionismo (+575%), eventi traumatici(21) (+520%), problematiche riguardanti identità e orientamento sessuale (+400%), bullismo (+200%), separazione conflittuale dei genitori (+175%), difficoltà nella relazione con il partner (+120%), sofferenza generalizzata (+110%), difficoltà scolastiche (+107%), uso di sostanze stupefacenti (+90%) e, infine, difficoltà nelle relazioni con i genitori (+72%). L’aumento ha interessato, in misura inferiore, i disturbi alimentari e l’isolamento sociale. Le problematiche più ricorrenti – e, per questo più consistenti numericamente – sono la difficoltà di relazionarsi con i genitori (69 casi), le difficoltà scolastiche (54), la sofferenza generalizzata (40) e gli eventi traumatici (31) (Figura 3).

Negli ultimi anni, il territorio ha mostrato grande vivacità nel rispondere alle sfide che riguardano i giovani e che, inevitabilmente, si riflettono sulla condizione sociale ed economica del territorio. Proprio nella ricerca illustrata nell’Approfondimento qualitativo 2022 di OsservaBiella era emerso come gli attori – pubblici  e privati – del Biellese rappresentino un campo gravitazionale di iniziative, misure, programmi e progetti che si rivolgono direttamente, o indirettamente, ai giovani e alle giovani. Ne è un esempio il progetto Reshape, promosso dalla Fondazione Zegna e il Consorzio Filo da Tessere, che si propone di rispondere alle difficoltà dei giovani nel trovare occupazione, aiutandoli ad orientarsi nel mercato del lavoro ed evitare i rischi di esclusione sociale. Ma non è l’unico. In effetti, altre iniziative sono state portate avanti  dall’Unione Industriale del Biellese – con il progetto Bifuel – odalla Diocesi di Biella (il progetto Policoro). Il territorio si è dimostrato dunque sensibile alle tematiche inerente i giovani, favorendo una costellazione di azioni che l’analisi empirica ha evidenziato essere impattanti e generatrici di ricadute positive per i destinatari.

Al contempo, continuare ad investire in questa direzione è importante. Garantire la piena continuità delle iniziative è un punto fondamentale per assicurare la piena prevenzione e copertura delle condizioni di vulnerabilità ad ogni fascia di età, dalla prima infanzia all’adolescenza. A questo proposito, in continuità con lo studio di OsservaBiella, la Fondazione Cassa di Risparmio di Biella ha recentemente finanziato una co-progettazione con lo scopo di avviare un progetto a favore dei giovani e delle giovani biellesi. Il progetto, che partirà a settembre 2023, avrà come principale obiettivo la cura multidimensionale – e, dunque, incluso il benessere psicosociale – dei giovani tra i 15 e i 24 anni. Agendo, in questo modo, in ottica preventiva e in continuità rispetto ad altre iniziative attive nel territorio.

 

 

Quali prospettive future?

La crisi sanitaria ha compromesso le traiettorie di vita, già fragili, della popolazione più giovane. Sotto il profilo dell’istruzione, oltre alle difficoltà di apprendimento poste dalla didattica a distanza, la crisi economica causata dalla pandemia ha impoverito le famiglie, che si trovano oggi a disporre di meno risorse da investire nel percorso educativo dei propri figli. Inoltre, per i ragazzi e le ragazze più grandi – appena entrati nel mercato del lavoro – la crisi economica ha significato un calo dell’occupazione più grave di quello registrato per il resto della popolazione. Altre conseguenze riguardano l’ambito della socializzazione, l’accesso alla cultura, o la possibilità di praticare sport.

La combinazione tra più fattori – individuali, strutturali, congiunturali – contribuisce alla realizzazione di un quadro complesso, in evoluzione, e che richiede risposte tempestive, nazionali e locali, che prestino attenzione alle specificità delle necessità e delle esigenze dei giovani e delle giovani. Sebbene la pandemia da Covid-19 abbia messo in evidenza le tradizionali debolezze del sistema di protezione sociale italiano – tra cui, ad esempio, il sotto-finanziamento delle politiche giovanili – la strada da percorrere è ancora lunga prima di giungere ad una visione sistemica delle misure a favore del benessere fisico, psicologico e a supporto della transizione verso la vita adulta dei giovani.

In merito alle iniziative nazionali più recenti, si cita il Bonus Psicologo – introdotto nella Legge di Bilancio 2023 – che ha previsto un contributo di massimo 1.500 euro (per un totale di 5 milioni di euro) per il 2023 a copertura delle spese per sessioni di psicoterapia da svolgere presso specialisti privati iscritti all’albo degli psicologi. L’iniziativa è rivolta a chi ha un ISEE non superiore ai 50.000 euro e si trova in situazioni di depressione, ansia, stress o fragilità psicologica. Inoltre, il PNRR ha stabilito che i giovani sono una priorità trasversale delle Missioni a cui destinare gli interventi e le  risorse entro il 2026. Questo da un lato, ha il vantaggio di investire, prioritariamente, nelle nuove generazioni per garantire l’accesso ai servizi di assistenza all’infanzia, migliorare il sistema scolastico e invertire il declino della natalità del Paese. Tutte le missioni del PNRR, tranne la numero 6 dedicata alla salute, prevedono misure che possono influire su uno o più dei 7 indicatori. In particolare, le più incisive sono quelle su istruzione e ricerca (M4), coesione e inclusione (M5), digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo (M1). Dall’altro, tuttavia, il PNRR ha lo svantaggio di non prevedere una Missione mirata e indirizzata specificamente ai giovani.

E’ utile inoltre menzionare che la Costituzione tutela i giovani, ai sensi dell’Articolo 31, favorendo gli istituti necessari a tale scopo. Il potere legislativo sulla materia è attribuito tanto al Governo centrale quanto alle Regioni e alle Province autonome. Mentre a livello nazionale non è ancora stata approvata una legge quadro sui giovani, delle 20 Regioni italiane 16 si sono dotate di una legislazione in materia di politiche giovanili (tranne in Abruzzo, Calabria, Lombardia e Molise). In questo contesto, a fronte anche di nuove – e ingenti – risorse, i territori dovranno investire sulla sostenibilità e replicabilità dei propri interventi, con l’obiettivo di favorire logiche sistemiche e individuare i gap degli interventi nazionali che riguardano i più giovani e sempre più proprio illoro benessere psicofisico.

 

 

Riferimenti

Istat (2022), Rapporto Bes, Il Rapporto equo e sostenibile in Italia, Roma.

Maino, F. e De Tommaso, C.V. (2022), I giovani nel Biellese: istruzione, formazione e mercato del lavoro, Rapporto di ricerca di OsservaBiella.