Povertà e vulnerabilità sociale nel biennio della pandemia. I dati dal Biellese.

di Franca Maino e Valeria De Tommaso

 

Secondo le più recenti stime dell’Istat sulla povertà nel 2021[1], l’incidenza della povertà assoluta è pari al 7,5% tra le famiglie (da 7,7% del 2020) e 9,4% tra gli individui (lo stesso valore dello scorso anno). Si tratta di circa 1 milione e 950 mila famiglie, per un totale di 5 milioni e 600 mila individui.

La povertà è però un fenomeno multidimensionale che si spinge ben oltre la sola deprivazione economica. Esso rappresenta l’esito di un complesso concatenamento di processi e dinamiche, a vario livello, che concorrono a rendere un individuo (più o meno) vulnerabile. La povertà relativa e assoluta sono i principali indicatori di misurazione del fenomeno. L’incidenza della povertà assoluta è calcolata sulla base di una soglia corrispondente alla spesa mensile minima necessaria per acquisire un paniere di beni e servizi che, nel contesto italiano e per una determinata famiglia, è considerato essenziale a uno standard di vita minimamente accettabile. La povertà relativa viene invece calcolata sulla base di una soglia convenzionale (linea di povertà) che individua il valore di spesa per consumi al di sotto del quale una famiglia viene definita povera in termini relativi.

Tuttavia, i due indicatori sono in grado di misurare solo una delle componenti della povertà – quella economica – e sono indicativi rispetto alle altre conseguenze che ne derivano, ad esempio, l’incapacità di pagare l’affitto o di acquistare i beni di prima necessità. Inoltre, non è attualmente disponibile un indicatore univoco (come, ad esempio, la povertà assoluta e relativa) che dia conto dei tassi di povertà a livello provinciale e comunale ed è pertanto necessario fare riferimento a dati sostitutivi, o “proxy”, che inquadrino il fenomeno, come ad esempio i beneficiari delle misure nazionali di contrasto della povertà, gli utenti presi in carico dai servizi sociali territoriali o dagli sportelli di ascolto Caritas. Ve ne parliamo in questo articolo, partendo da alcuni dei dati più significativi riportati nel I Rapporto OsservaBiella del 2021.

Nuovi profili di un fenomeno (sempre più) multidimensionale

Il fenomeno della povertà – o deprivazione materiale – è un fenomeno multidimensionale, determinato da numerosi fattori quali, ad esempio, la disuguaglianza e le discriminazioni di genere, la scarsità di alloggi a prezzi accessibili, il basso livello di istruzione, i cambiamenti tecnologici mondiali e le relative ripercussioni sul mercato del lavoro. Questo fenomeno, influenzato dalle caratteristiche socio-anagrafiche del nucleo familiare o dell’individuo di riferimento, è causato da una molteplicità di elementi oggettivi (il reddito familiare) e soggettivi (l’esclusione sociale).

A seguito della crisi sociale ed economica  determinata dalla pandemia da Covid-19, sono emersi nuovi profili di povertà: i “nuovi poveri” hanno maggiori probabilità di risiedere in aree urbane, di far parte di famiglie monogenitoriali, di possedere un’abitazione, di essere occupati in un settore che non è quello agricolo (manifatturiero, servizi e commercio) e di essere più istruiti dei “poveri tradizionali” ma significativamente meno istruiti dei non poveri.

A tal riguardo, sempre più sovente i poveri hanno già un lavoro (e, dunque, non sono né disoccupati né inattivi) e vivono una situazione di difficoltà economica in rapporto al livello economico medio e di vita dell’area territoriale in cui vivono. Aldilà della sua misurazione statistica, la povertà può dunque essere educativa, abitativa ed energetica, sanitaria, alimentare, occupazionale (Tabella 1).

A livello nazionale, le principali misure di contrasto al fenomeno sono il Reddito di Cittadinanza, la Pensione di Cittadinanza e il Reddito di Emergenza (quest’ultimo circoscritto al solo periodo emergenziale). Anche l’Assegno Unico Familiare per i Figli può essere considerata una potenziale misura di contrasto alle vulnerabilità familiari.

Dal canto loro, i territori dispongono di numerose risorse per alleviare il fenomeno e possono agire sulle dimensioni richiamate nella Tabella 1. La sfida per gli enti locali è riconoscere la multiproblematicità del fenomeno – dati alla mano – tracciando dunque un nesso con le politiche, integrate e intersettoriali, di cui già dispone per garantire una presa in carico sempre più efficace e integrata.

 

Le misure di contrasto alla povertà: il Reddito di Cittadinanza e il Reddito di Emergenza

In Provincia di Biella, tra il 2019 e il 2022, il numero di nuclei richiedenti il Reddito di Cittadinanza (RdC) e la Pensione di Cittadinanza (PdC) si è progressivamente ridotto. Nel 2019, i richiedenti di RdC e PdC erano 3.645 (il 2,1% della popolazione del Biellese e il 3,8% del totale dei nuclei richiedenti in Piemonte). Questo valore è diminuito del 27% tra il 2019 e il 2020 e del 23% nelle due annualità successive, il 2020 e il 2021 (Figura 1).

Quanto agli effettivi nuclei beneficiari, nel solo mese di marzo 2022 essi sono stati 1.679 (3.418 persone) per il Reddito di Cittadinanza e 196 (216 persone) per la Pensione di Cittadinanza, per un totale di 1.875 nuclei (3.634 persone coinvolte). Rispetto allo stesso mese dello scorso anno, i nuclei beneficiari di Reddito di Cittadinanza sono aumentati del 9% (da 1.542 a 1.679). Parimenti, gli individui beneficiari della misura hanno subito un incremento del 7% (da 3.189 a 3.418). L’incremento più significativo si osserva, tuttavia, nel caso degli anziani. Da marzo 2020 a marzo 2021, il numero di nuclei beneficiari di Pensione di Cittadinanza sono aumentati del 47% (da 133 a 196) e lo stesso può dirsi per il numero di individui beneficiari della misura (+46%, da 148 a 216) (Figura 2).

Sempre in riferimento al solo mese di marzo 2022, l’importo medio mensile del RdC è inferiore rispetto a quello Piemontese (di circa 30 euro). Questo, tuttavia, non può dirsi per l’importo medio mensile della PdC che, al contrario, è superiore di circa 50 euro rispetto a quello Piemontese (Figura 3). Rispetto a marzo dello scorso anno, la cifra dell’importo medio mensile del Reddito di Cittadinanza ha subito un incremento del 3%, unitamente all’aumento dell’8% della cifra media mensile della Pensione di Cittadinanza.

 

Al cospetto di una diminuzione del numero di richiedenti delle due misure, i beneficiari di Reddito e Pensione di Cittadinanza sono aumentati in Provincia di Biella. Rispetto allo scorso anno, sono inoltre aumentati gli importi medi mensili di una e dell’altra misura. Ciò che stupisce è l’incremento – di circa il 50% – dei beneficiari di Pensione di Cittadinanza. Un aumento che potrebbe essere dovuto, da un lato, al peso demografico della popolazione anziana sul totale dei residenti e, dall’altro, all’aumento delle situazioni di vulnerabilità sociale, esacerbate dalla pandemia da Covid-19, che interessano la popolazione più anziana nel Biellese.

Quanto al Reddito di Emergenza, gli ultimi dati resi disponibili dall’INPS (relativi a gennaio 2022) fanno riferimento ai nuclei percettori di Reddito di Emergenza nell’anno 2020, tenendo conto della normativa di attivazione (Figura 4). Non sono dunque disponibili i dati relativi all’ultimo Decreto legge (DL 22 marzo 2021, n. 41) che aveva previsto ulteriori quattro quote nel mese di giugno, luglio, agosto e settembre 2021.

Il numero di nuclei e individui beneficiari della misura emergenziale sono progressivamente diminuiti. La misura ha infatti ricoperto un’importante funzione suppletiva rispetto al Reddito di Cittadinanza che, al cospetto dell’azione dirompente della pandemia da Covid-19 sugli assetti socioeconomici del Paese, non è riuscito a raggiungere tutti coloro in povertà assoluta.

I numeri appena descritti rappresentano un chiaro indicatore di vulnerabilità economica conclamata ed espressa. Tuttavia, molti dei potenziali beneficiari sono esclusi dalla fruizione del sostegno economico e, per questo, fanno parte di una povertà “sommersa”, in molti casi neanche nota ai servizi sociali territoriali. In un Report realizzato da Caritas nel 2021, le simulazioni confermano che circa il 56% delle persone in condizioni di povertà assoluta nel nostro Paese non ricevono il RdC. Gli esclusi dalla misura sono, prevalentemente, gli stranieri, le famiglie numerose o le famiglie che hanno dei risparmi. Lo stesso Rapporto sottolinea, inoltre, che gli stessi beneficiari della misura presentavano due o tre forme di vulnerabilità (al di là di quella economica).

 

I percorsi di presa in carico territoriale: i numeri dei servizi sociali e di Caritas

La multiproblematicità del fenomeno richiede un intervento coordinato dei servizi sociali, sia in logica preventiva (ad esempio, per evitare che i ragazzi abbandonino la scuola) che reattiva ed emergenziale (a contrasto di alcune situazioni transitorie di vulnerabilità). La Figura 5 riporta i numeri degli interventi, per tipologia, dei servizi sociali territoriali nel 2021. Gli interventi del Consorzio IRIS e CISSABO si rivolgono, nel 40% dei casi circa, ad adulti in condizioni di povertà, disagio e dipendenze. A seguire, il 20% degli interventi si rivolge ad anziani non autosufficienti mentre circa un quinto di essi (13,74% del Consorzio CISSABO e 16,43% del Consorzio IRIS) è destinato a minori e famiglie. Ancora una volta, il peso demografico della presenza di un numero cospicuo di anziani è evidente nell’osservazione degli interventi di presa in carico di situazioni di non autosufficienza (10 punti percentuali in più rispetto alla media Piemontese).

Nello specifico, gli adulti in condizione di povertà, disagio e dipendenza sono prevalentemente coinvolti in percorsi di presa in carico del servizio sociale professionale (1.131 interventi nel Consorzio IRIS e 1.218 in quello CISSABO) e  di assistenza economica (252 interventi nel Consorzio IRIS e 396 in quello CISSABO) (Figure 6 e 7). Gli interventi del servizio sociale professionale prevedono la costruzione – avvalendosi della professionalità dell’assistente sociale – di progetti di sostegno specifici individuali e/o di gruppo in area sociale, educativa e/o assistenziale. Quanto ai minori e alle famiglie, essi sono coinvolti per la maggior parte in percorsi di educativa territoriale, mirati a supportare i minori in difficoltà e le loro famiglie nel superamento di situazioni (anche temporanee) di disagio attraverso interventi educativi quali, ad esempio, attività extra scolastiche e sportive.

Con riferimento all’azione di presa in carico della rete Caritas, in Provincia di Biella sono stati 119 gli accessi alla mensa Caritas nel 2021 (120 nel 2020). Dei 120 beneficiari del servizio, nel 2021, quasi il 90% sono uomini e con meno di 65 anni. Quanto alla cittadinanza, il 36,13% sono italiani mentre il 63,87% hanno origine straniera. Rispetto al 2020, l’unico dato che ha subito una variazione significativa è quello relativo alla cittadinanza degli utenti. La componente straniera è aumentata di circa 10 punti percentuali, passando dal 51,67% nel 2020 al 63,87% nel 2021. Parimenti, la componente italiana è diminuita dal 48,33% nel 2020 al 36,13% nel 2021 (Figura 8). L’arco temporale considerato, 2020 e 2021, non consente di stabilire delle valide correlazioni tra i fenomeni. Tuttavia, si può pensare che le disparità nell’accesso al RdC – a discapito della componente straniera – abbiano giocato un ruolo decisivo nell’incremento degli utenti stranieri che si rivolgono alla mensa Caritas. Soprattutto a seguito della crisi socioeconomica da Covid-19.

Tali osservazioni sono confermate dai dati sulle persone senza fissa dimora ospiti del dormitorio Caritas nella Provincia di Biella. Anche in questo caso, nel 2021 la platea degli utenti è prevalentemente rappresentata da uomini, con cittadinanza straniera e con età compresa inferiore ai 65 anni. Rispetto al 2021, il numero di stranieri è aumentato di 15 punti percentuali, a fronte di una riduzione dello stesso calibro degli utenti italiani (Figura 9). 

 

Riflessioni conclusive: sfide e opportunità per il contrasto del fenomeno a livello locale

I territori dispongono di numerose risorse per alleviare il fenomeno e possono agire sulle dimensioni richiamate prima. Le sfide per il territorio sono almeno quattro.

In primo luogo, la parcellizzazione e la rigidità delle misure di welfare – caratterizzate da una logica di erogazione “a silos” – limita la capacità degli enti locali di intercettare e rispondere a nuove forme di povertà. E richiedono dunque la transizione verso un nuovo “paradigma”, che prediliga la costruzione di un sistema della conoscenza – ed è questo l’obiettivo dell’Osservatorio del Biellese (OsservaBiella) – capace di restituire una fotografia esaustiva dei fenomeni locali e su cui basare gli interventi di policy.

In secondo luogo, la povertà – come detto all’inizio – è un fenomeno che va affrontato con politiche integrate e intersettoriali, in grado di armonizzare e mettere insieme interventi che riguardano a pieno titolo l’abitare, le politiche del lavoro, la redistribuzione della ricchezza, il recupero alimentare e l’investimento sociale e intergenerazionale a contrasto del rischio di povertà tra i minori e gli anziani. Queste politiche richiedono, inevitabilmente, la partecipazione di tutti i livelli di governo e richiedono un raccordo sia verso l’alto (con le misure di stampo nazionale ed europeo) sia verso il basso (con i Comuni). In riferimento all’Europa, la nuova programmazione europea (2021-2027) ha previsto “un’Europa più sociale” tra i suoi cinque obiettivi strategici: ogni Stato membro dovrà impegnarsi a raggiungere risultati concreti rispetto al Pilastro europeo dei diritti sociali (a sostegno, ad esempio, di occupazione di qualità, istruzione, inclusione sociale). Le azioni locali dovranno agire in sinergia con il nuovo Fondo Sociale Europeo+ che include il Fondo Sociale Europeo, Garanzia Giovani, il programma per l’Occupazione e l’Innovazione Sociale, il Fondo di Aiuti Europei agli Indigenti e il Programma Salute.

A livello locale, in terzo luogo, la povertà può essere contrastata promuovendo la costituzione di infrastrutture sociali accessibili e di alta qualità che agiscano sempre di più con un approccio preventivo e con una logica capacitante. Oltre a rafforzare i servizi pubblici, è necessario lo sviluppo di un community building che veda protagonista il Terzo Settore e il mondo produttivo a supporto del welfare pubblico.

Si tratta di cambiamenti di lungo periodo ma che la pandemia ha contribuito ad accelerare. Sebbene nel Piano di Ripresa e Resilienza non si preveda esplicitamente una misura contro la povertà assoluta, si fa in varie parti del documento riferimento forme diverse di povertà: da quella educativa a quella energetica, da quella abitativa alla povertà minorile. Prendiamo a titolo esemplificativo la misura più vicina al contrasto della povertà assoluta, le “stazioni di posta”, previste dalla Missione 5. Le stazioni di posta sono pensate per offrire accoglienza notturna, servizi sanitari, ristorazione, orientamento al lavoro e distribuzione di beni alimentari a persone in condizione di povertà severa. La sfida sarà dunque congiungere i pezzi del puzzle e mettere in raccordo chi opera più sistematicamente sul fenomeno (ad esempio, i servizi sociali e i centri Caritas) con chi si occupa di politiche del lavoro, come ad esempio i Centri per l’Impiego.

L’approccio “innovativo” al contrasto del fenomeno della povertà richiede, infine, un cambio paradigmatico nella programmazione e nell’azione degli interventi. Si tratta di realizzare processi di lungo periodo che mettano al centro un rinnovato concetto di cittadinanza sociale “a geometria variabile” che, a fronte di esigenze diverse e in continua evoluzione, richieda risposte e interventi differenziati e calibrati sulla multidimensionalità dei bisogni.

 

Per approfondire

 De Tommaso, V. (2021), La sfida della povertà lavorativa al welfare locale: quali prospettive per l’innovazione sociale?, Quaderni di Economia Sociale, 2/2021

Maino, F. (2021), La povertà va affrontata in un’ottica multidimensionale, Buone Notizie, Corriere della Sera, 27 settembre 2021

Maino, F., Agostini, A. e De Tommaso, C.V. (2021), Contrastare le povertà, Studio sui Nuovi Scenari di Policy, Consiglio Regionale di Regione Lombardia.

 

[1] Le stime definitive saranno rese disponibili il 15 giugno 2022. I dati sono quindi suscettibili di revisioni.