Empori solidali e povertà alimentare. La situazione delle famiglie nel Biellese

di Franca Maino e Valeria De Tommaso

La povertà alimentare è definita come l’incapacità degli individui di accedere ad alimenti sicuri, nutrienti e in quantità sufficiente per garantire una vita sana e attiva rispetto al proprio contesto sociale. Le sue conseguenze possono essere più o meno pesanti: l’emergere della fame, associata ad una sensazione di disagio e dolore causata da un consumo di cibo insufficiente, o di fenomeni di malnutrizione, determinati da carenze, eccessi o squilibri nel consumo alimentare (FAO 2008). I fattori che determinano la povertà alimentare variano a seconda del contesto di riferimento. Mentre i paesi in via di sviluppo si caratterizzano per problemi riguardanti disponibilità, accessibilità, utilizzabilità e stabilità del cibo, nei paesi sviluppati le problematiche di tipo alimentare sono invece connesse prima di tutto alla condizione economica e alla trasformazione della povertà in un fenomeno multidimensionale e, in secondo luogo, al corretto impiego degli alimenti. Nelle nazioni ricche, infatti, i problemi alimentari non sono riconducibili alla scarsità delle risorse disponibili, ma piuttosto a una loro iniqua distribuzione.

Più in generale, la povertà alimentare è una delle dimensioni della deprivazione materiale e, dunque, di un fenomeno – quello della povertà – sempre più sfaccettato e multidimensionale. Oltre alle policy nazionali, le misure di contrasto alla povertà alimentare sono spesso veicolate da reti multi-attore articolate e differenziate, in virtù della multidimensionalità e complessità del fenomeno e, inoltre, della pluralità degli attori che hanno competenza in materia. Ve ne parliamo in questo articolo, con particolare riferimento al contesto biellese.

 

Il fenomeno in Italia e in Europa

L’Indice Globale della Fame (o GHI, Global Hunger Index) – strumento statistico per la raccolta di dati sulla fame nel mondo e sulla malnutrizione nei diversi Paesi – riporta come nel 2021 il numero di persone malnutrite sia salito a 828 milioni, 46 milioni in più rispetto all’anno precedente e 150 milioni in più rispetto a prima della pandemia da Covid-19, con effetti evidenti in Africa subsahariana, Asia meridionale, America centrale e Sudamerica.  Un altro dato che deve far riflettere riguarda i 193 milioni di persone esposte a conflitti nel 2021, di cui 139 milioni hanno vissuto condizioni di insicurezza alimentare (FSIN e GNAFC 2022).

A livello europeo, la crisi del 2008 e poi la pandemia hanno contribuito all’aumento della povertà assoluta e relativa. Si è contestualmente registrata una crescita significativa delle persone che vivono in condizioni di indigenza e faticano ad accedere a cibo quantitativamente e qualitativamente sufficiente alle proprie necessità alimentari e al mantenimento dello stile di vita medio dei paesi sviluppati (ActionAid 2021). In base agli ultimi dati disponibili, nel 2020 gli italiani che dichiaravano di trovarsi in condizione di povertà alimentare erano pari al 9,1% della popolazione residente (Database Eurostat). Rispetto al 2008, quando erano il 7,6%, si è registrato un aumento significativo che ha visto il suo picco nel 2012 quando le persone incapaci di procurarsi un pasto adeguato almeno ogni due giorni erano pari al 17% della popolazione. Se l’Italia si è mantenuta comunque al di sotto della media UE fino al 2010, da allora si è assistito a un aumento impressionante di questo indicatore che, seppur in diminuzione dal 2013, è oggi al di sopra della media degli altri Paesi membri. In una situazione peggiore si trovano la Grecia (12,4%) e i paesi entrati nell’Unione Europea con gli ultimi allargamenti (Bulgaria, 25,9%; Romania, 14,7%; Ungheria, 12,8%; Slovacchia, 11,8%; Lituania, 16,6%; Lettonia, 9,4%), mentre paesi come Danimarca (2,3%), Spagna (5,4%) e Francia (7,2%) presentano livelli molto inferiori a quelli italiani.

Nel caso specifico della povertà alimentare, secondo un’indagine Coldiretti del 2022, questa è cresciuta con l’aumento dell’inflazione che ha colpito duramente la spesa e messo in difficoltà un numero crescente di famiglie – con un balzo del 12% degli under 15 anni – che, nell’ultimo anno, ha fatto ricorso agli aiuti per mangiare. In Italia, sono salite complessivamente a 3 milioni le persone indigenti che sono costrette a far ricorso alle mense dei poveri e molto più frequentemente ai pacchi alimentari. Tra le categorie più deboli maggiormente sostenute da questa forma di aiuto troviamo proprio i bambini sotto i 15 anni, che costituiscono un quinto del totale. Inoltre, l’insieme dei poveri assoluti coincide solo in parte con i beneficiari della principale misura di contrasto alla povertà in Italia, il Reddito di Cittadinanza. Secondo l’Istat, le famiglie in povertà assoluta nel nostro Paese sono 1,9 milioni, mentre i nuclei con RdC nel mese di settembre 2022 sono stati 1,15 milioni: quindi almeno il 40% dei poveri non lo riceve. In realtà la percentuale di poveri che non sono percettori del RdC è superiore perché alcuni beneficiari del RdC non sono in povertà (Rapporto Caritas, 2022).

 

Reti e povertà alimentare. I dati dell’emporio solidale del Biellese

Quello della povertà alimentare è un quadro estremamente  variegato e complesso che vede, da un lato, l’assenza di un framework regolativo nazionale in materia di diritto a un’alimentazione adeguata e in grado di inquadrare i diversi aspetti del fenomeno e, dall’altro, il ruolo marginale del settore pubblico nell’attuare politiche sistematiche di aiuto alimentare agli indigenti. Come detto, le misure di contrasto alla povertà sono spesso veicolate da reti multi-attore articolate e differenziate. L’Unione Europea – attraverso l’erogazione del Fondo di aiuti europei agli indigenti (FEAD) – ha fornito un sostegno concreto su questo piano, incentivando il rafforzamento della filiera di enti caritativi che si è nel tempo specializzata nel garantire aiuti alimentari ai poveri. Le politiche win-win tra povertà e spreco coinvolgono una pluralità di attori territoriali: gli enti locali, il terzo settore, le imprese e le parti sociali, il sistema scolastico e universitario, banchi ed empori solidali. Quello delle politiche del cibo è un modello territoriale di secondo welfare che ha progressivamente allargato la rete di protezione sociale, grazie alla sinergia e ai servizi che i singoli attori possono offrire.

Infatti, la rete di protezione sociale territoriale – in alcuni casi – guarda e va oltre il cibo: l’offerta di prodotti alimentari viene integrata con servizi per l’inserimento sociale e lavorativo, attraverso un approccio “olistico” alla povertà, finalizzato all’empowerment del singolo individuo e che può comprendere il supporto socio-sanitario (es. per contrastare il tabagismo o le ludopatie), sportelli lavoro, l’educazione al risparmio, corsi di formazione professionale, feste ed eventi aperti a tutti i cittadini per rafforzare i legami sociali. A Biella, ad esempio, è il caso della Caritas Diocesana. L’ente distribuisce circa 90 pasti giornalieri a persone in stato di bisogno (la “mensa solidale”) e si avvale di uno sportello di accoglienza che – previa valutazione dello stato personale – offre la possibilità di intraprendere percorsi di fuoriuscita da situazioni di marginalità. In questo contesto, anche gli empori solidali svolgono una funzione centrale. Nati nel 2009, gli empori fanno fronte a molteplici situazioni di disagio che interessano alcune famiglie del Biellese a causa, prima, della crisi economica del 2008 e, più recentemente, della pandemia da Covid-19. Sono attualmente supportati da numerosi Centri d’Ascolto distribuiti in tutta la Provincia.

L’Osservatorio territoriale del Biellese presenta i dati 2021 relativi al numero di accessi all’emporio solidale di Biella (la mensa e l’emporio di Biella sono gestiti dall’Associazione La Rete, fondata dalla stessa Caritas diocesana). Questo valore è indicativo rispetto alle situazioni di povertà, relativa o assoluta, e di insicurezza alimentare. Guardando alla composizione dell’utenza – pari a 1.442 cittadini e cittadine – 707 delle famiglie sono italiane, mentre 735 sono straniere. Tra gli italiani, la componente più numerosa è quella con famiglie senza minori (596, l’84,3% rispetto al totale) e quelle con minori sono 111 (il 15,70% del totale). Tra le famiglie straniere, 442 di esse dichiarano di avere minori a carico (il 60,14%) mentre 293 (il 39,86%) sono le famiglie senza minori. La composizione dei nuclei familiari oscilla tra 1 o 2 persone tra le famiglie italiane (circa l’80% dei casi) e più di due persone tra le famiglie straniere. Non sono attualmente disponibili dati longitudinali, che ci consentano di comparare il numero di accessi all’emporio solidale negli ultimi anni, in virtù anche delle recenti trasformazioni dell’assetto sociale ed economico.

 

Sarà dunque importante, a partire da quest’anno, alimentare l’Osservatorio affinchè i dati riescano a restituire una comparazione del territorio tra passato e presente. Questi dati, infatti, sono una fonte preziosa per i partenariati che – sempre più spesso – svolgono un ruolo sempre più importante nella progettazione e nell’attuazione delle iniziative di policy, soprattutto a livello locale e con riferimento alle aree di bisogno più scoperte.

 

La povertà alimentare tra policy nazionali e best practice locali

Per concludere, l’anno 2023 sembrerebbe segnare un punto di svolta nell’ambito della povertà alimentare. La recente Legge di Bilancio 2023 ha introdotto il Fondo per la sperimentazione del Reddito Alimentare. Istituito presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, il Fondo vanta una dotazione di 1,5 milioni di euro per l’anno 2023 e di 2 milioni di euro annui a decorrere dal 2024. L’obiettivo della misura è supportare le persone in condizione di povertà e cercare di ridurre, al contempo, lo spreco alimentare. Nello specifico, il Fondo finanzierà in alcune Città Metropolitane l’erogazione a soggetti in condizioni di povertà assoluta di pacchi alimentari realizzati con l’invenduto della distribuzione alimentare. Si tratta di prodotti della grande distribuzione con difetti estetici o prossimi alla scadenza che, pertanto, non vengono presentati sugli scaffali, ma che sono comunque adatti al consumo umano. Si tratta dunque di una possibile evoluzione del nesso tra povertà alimentare e spreco, con l’introduzione di un importante riconoscimento delle situazioni di deprivazione alimentare, anche alla luce del rincaro dei prodotti alimentari dovuto all’aumento dell’inflazione.

L’auspicio è che il Reddito Alimentare possa contribuire ad affrontare il fenomeno, prestando attenzione alla dimensione individuale, familiare e relazionale del cibo e, dunque, limitando il rischio di esacerbare situazioni di stigma ed esclusione sociale. Questo sarà possibile anche attraverso il consolidamento delle reti territoriali (ne sono un esempio le food policy locali ma anche la rete degli empori solidali, che vanta in Piemonte almeno una quindicina di empori della solidarietà) – composte dagli attori del secondo welfare – che si occupano, ormai da molti anni, di prevenire lo spreco alimentare e redistribuire gli alimenti tra i più bisognosi. Il Reddito Alimentare dovrà, inoltre, trovare la giusta chiave di integrazione con le altre misure di contrasto alla povertà e di supporto al reddito familiare (si citano, tra le principali, il Reddito di Cittadinanza e l’Assegno Unico e Universale per i figli).

In supporto alle decisioni pubbliche, sono altrettanto numerose le iniziative locali che puntano a colmare il gap di dati presente nell’ambito della povertà alimentare. E’ il caso, ad esempio, dell’Osservatorio Insicurezza e Povertà Alimentare. Il CURSA – Consorzio Universitario per la Ricerca Socioeconomica e per l’Ambiente ha creato l’Osservatorio Insicurezza e Povertà Alimentare e avviato l’Osservatorio con l’obiettivo di indagare l’insicurezza alimentare nella sua multidimensionalità avvalendosi di strumenti di ricerca finora poco utilizzati nei Paesi a capitalismo avanzato e, a valle, affiancare le istituzioni nel processo decisionale per promuovere la formulazione di politiche informate e sensibili alle disuguaglianze territoriali.

 

Riferimenti

Caritas Italiana (2022), Adeguate ai tempi e ai bisogni. Rapporto 2023 sulle politiche di contrasto alla povertà in Italia, Roma.

Cesvi (2022), Indice globale della fame, http://indiceglobaledellafame.org/.

FAO (2008), An Introduction to the Basic Concepts of Food Security, Roma, FAO.

 

Per approfondire

Felici F.B. e Marino D. (2023), Povertà alimentare: nasce l’Osservatorio che studia le disuguaglianze territoriali, Percorsi di secondo welfare, 19 gennaio 2023.

Maino F. e De Tommaso C.V. (2023), Cos’è il Reddito Alimentare introdotto dalla Legge di Bilancio 2023, Percorsi di secondo welfare, 9 gennaio 2023.