I giovani nel Biellese: istruzione, formazione e mercato del lavoro. L’Approfondimento qualitativo di OsservaBiella

di Franca Maino e Valeria De Tommaso

Per il 2022 l’Osservatorio del Biellese (OsservaBiella) ha previsto un approfondimento tematico dedicato al tema dei giovani. Il lavoro di ricerca – curato dal Laboratorio di ricerca Percorsi di secondo welfare e, nello specifico, da Franca Maino e Celestina Valeria De Tommaso – ha analizzato le sfide per i giovani biellesi tra i 15 e i 34 anni tra istruzione, formazione e mercato del lavoro, nel contesto della pandemia da Covid-19.

Negli ultimi anni il territorio si è speso per alleviare alcune delle disfunzionalità strutturali del sistema di welfare (ad esempio, i lenti percorsi di transizione dal circuito scolastico a quello lavorativo). Tale investimento ha permesso di rafforzare la filiera degli attori – pubblici e privati che gravitano attorno a queste iniziative, agendo secondo intenti comuni. L’effetto irruente della pandemia ha messo tuttavia in evidenza la necessità di continuare ad intervenire i giovani per accrescere la resilienza e la sostenibilità degli interventi locali, attraverso un framework d’azione riconosciuto e condiviso dai soggetti che ne fanno parte.

La ricerca si è avvalsa della realizzazione di 37 interviste con attori regionali e locali operativi nel settore dell’occupazione, della formazione, dell’istruzione, della cultura e dell’associazionismo giovanile. Le interviste si sono poste l’obiettivo, da un lato, di raccogliere dati quantitativi originali, locali e provinciali, per “fotografare” i/le giovani del Biellese e, dall’altro, di rilevare potenzialità e criticità territoriali e identificare aree di intervento riguardanti le politiche giovanili del territorio biellese. In questo articolo, si riportano alcuni dei dati (quantitativi e qualitativi) più rilevanti emersi dalla ricerca.

 

I giovani nel biellese: un inquadramento demografico

I residenti di età compresa tra 0 e 34 anni sono 47.652 (il 28,1% della popolazione). Nel 2022, i giovani tra i 0 e i 14 anni sono 17.393, il 10,25% della popolazione residente, mentre quelli tra i 15-34 anni sono 30.259, il 17,48%.

Gli andamenti demografici evidenziano una riduzione del 17% della popolazione in età giovane: il decremento maggiore ha interessato la popolazione tra 0 e 14 anni, quest’ultima più bassa del 21% rispetto al 2010 (-14% per quella 15-34 anni). Anche la popolazione giovane straniera ha subito un decremento di circa il 25%, sia in riferimento alla classe di età 0-14 anni (-29%) sia a quella 15-34 (-23%).

Inoltre, la Provincia di Biella si colloca al primo posto tra le Province piemontesi – e italiane – per indice di invecchiamento (passato da 215,6 nel 2011 a 282 nel 2021) mentre il tasso di natalità (per mille abitanti) ha subito un decremento di circa due punti percentuali, passando da 7 a 5,2 (6,2 in Piemonte e 6,8 in Italia) dal 2011 al 2021. Tali incrementi sono accompagnati dall’aumento progressivo dell’indice di dipendenza strutturale (da 59,8 a 66,4) e di quello di dipendenza degli anziani (40,8 a 49,3), unitamente ad un progressivo decremento del saldo migratorio (nel 2020 pari a -7%, -1,1 in Italia e +0,2 in Piemonte e circa 1,7 punti percentuali in meno rispetto al 2011).

 

Istruzione e formazione tra scelte e rendimenti scolastici: l’impatto della Didattica a Distanza.

La Provincia di Biella – insieme a Torino, Alessandria e Novara – è caratterizzata dal numero più elevato degli iscritti ai licei (il 52,4%). Negli ultimi dieci anni scolastici, la diminuzione più elevata di studenti si è registrata negli Istituti Tecnici (-27,5%). Il calo delle domande di iscrizione agli Istituti Professionali e Tecnici, in linea con i trend italiani, ribadisce la scarsa attrattività del settore tecnico e professionale del sistema di istruzione, tuttavia più organicamente strutturato per essere funzionale ad un rapido inserimento nel mondo del lavoro. La scelta di tali percorsi è determinata da una pluralità di fattori, tra cui l’influenza e le aspettative dei genitori: il proseguimento nel percorso di studi è l’esito di una correlazione di diversi fattori, tra cui la condizione sociale, professionale e culturale dei genitori.

La pandemia ha influito negativamente su questi processi, esacerbando situazioni di smarrimento, incertezza e depressione. I rendimenti scolastici in italiano e matematica hanno subito un grave colpo in tutte le province piemontesi. Nella Provincia di Biella, tale calo è significativo per i test di matematica: la Provincia di Biella è, infatti, terza in Piemonte – preceduta da Novara (17,7 punti percentuali) e Cuneo (15,6) – per l’intensità del calo delle performance in questa materia (Figura 2).

Stando ai dati nazionali, questi andamenti negativi sarebbero stati fortemente influenzati dalla Didattica a Distanza: secondo un’analisi realizzata da IRES Piemonte sul territorio regionale, circa il 30% degli studenti del Biellese ha affermato di aver avuto incertezza e/o ripensamenti rispetto al proprio percorso formativo, sebbene non abbia avuto il coraggio di cambiare indirizzo.

Quelli appena riportati rappresentano dati significativi e testimoniano la rilevanza che le azioni di orientamento scolastico e professionale possono svolgere, in particolare in momenti di fragilità, nell’indirizzare i giovani verso scelte migliori. Gli attori pubblici e privati nel Biellese hanno dimostrato, negli ultimi anni, grande sensibilità verso il tema dell’orientamento. Si è avviato un dialogo efficace con docenti e altri stakeholder interni ed esterni alle scuole, sia pubblici che privati. Le azioni del pubblico e del terzo settore (si citano, ad esempio, i progetti Skilland, Reshape, Futuro Giovani, Bifuel) – in collaborazione con il settore for profit – sono inoltre sostenute e integrate nella strategia Obiettivo Orientamento della Regione Piemonte.

Infine, anche sul fronte della formazione post-diploma (al lavoro e sul lavoro), i dati hanno mostrato come il calo più significativo è quello registrato nella formazione sul lavoro. Questo potrebbe essere dovuto alla chiusura forzata di alcune aziende e all’interruzione dei corsi di formazione. Per concludere, quanto ai corsi universitari, quelli più frequentati presso il Polo Universitario del Biellese sono quelli in Servizio Sociale (253 iscritti, 28% del totale) e Amministrazione Aziendale (296 iscritti, il 32,5% del totale). Tutti gli altri corsi universitari registrano un calo di iscrizioni e questo è particolarmente evidente per il corso triennale in Ingegneria (-63%) e Scienze, Amministrazione e Consulenza del Lavoro (-96%) (Figura 3).

Un bisogno (sempre più) multidimensionale: salute e sanità mentale

La contrazione degli apprendimenti sembra aver seguito un andamento simile nei ragazzi appartenenti a diversi strati sociali. La DAD avrebbe infatti contribuito, in primo luogo, a peggiorare le condizioni psicofisiche dei giovani e, dall’altro, a limitare le occasioni di scambio e interazione in percorsi professionalizzanti (come, ad esempio, quelli di apprendistato o i tirocini). Tali fragilità sono ulteriormente confermate sia dai dati ASL, in riferimento al numero di utenti 0-17 anni e 15-34 anni che nel corso degli ultimi tre anni (2018-2021) sono stati presi in carico dal reparto di neuropsichiatria infantile e psichiatria, che dal numero di giovani – tra i 14 e i 25 anni – che, nell’ultimo anno, si sono rivolti allo Spazio Ascolto Adolescenti e Famiglie in Provincia di Biella. Dal 2018 il numero di accoglienze individuali è aumentato del 6% (da 87 a 92 accoglienze) nel 2019 sino al 57% nel 2021 (144 accoglienze). Tale incremento riguarda, ad esempio, problematiche come l’autolesionismo, la separazione conflittuale dei genitori e il bullismo. Le problematiche più ricorrenti sono la difficoltà di relazionarsi con i genitori (69 casi), le difficoltà scolastiche (54), la sofferenza generalizzata (40) e, infine, gli eventi traumatici (31) (Figura 4).

 

“Domare” la fluidità dei percorsi lavorativi per favorire l’incontro da domanda e offerta di lavoro

 

Quanto ai flussi nel mercato del lavoro, l’Approfondimento riporta come in Provincia di Biella – dal 2018 al 2021 – il tasso di occupazione sia aumentato per la fascia compresa tra i 15 e i 24 anni (dal 16,5% al 17,9%). Quanto ai giovani tra i 25 e i 34 anni, il tasso di occupazione si è ridotto (dal 77% al 75,4%), collocandosi tuttavia al di sopra della media regionale (73,5%).

 

Il tasso di disoccupazione è passato per i giovani tra i 15 e i 24 anni dal 43,1% nel 2018 al 10,1% nel 2020 fino al 22,3% nel 2021, restando tuttavia al di sotto della media piemontese (23,4%). In riferimento ai giovani tra i 25 e i 34 anni, la variazione percentuale tra le due annualità (2019 e 2020) è la più alta tra le province piemontesi (dal 7,1% nel 2018 al 14,9 nel 2020 vs. il 10,5% in Piemonte). Tuttavia, il valore è tornato stabile nel 2021, scendendo al 9,4% (9,2% in Piemonte).

Infine, il tasso di inattività dei giovani con un’età tra i 15 e i 24 anni è aumentato di cinque punti percentuali rispetto al 2018 (da 71% al 75,9%) e, al contrario, si è ridotto per i giovani con un’età compresa tra i 25 e i 34 anni, passando dal 17,1% nel 2018 al 16,7% nel 2021. Il tasso di inattività per la coorte di giovani tra i 25 e i 34 anni si era ridotto drasticamente nel 2020, raggiungendo l’11,3%, il valore più basso del Piemonte. Un tasso incoraggiante – a testimonianza del grosso investimento del territorio – riguarda il decremento del numero di inattivi (25-34 anni) in Provincia, che potrebbe aver influito positivamente sul tasso percentuale di NEET: quest’ultimo, infatti, ha subito un calo di circa 3 punti percentuali dal 2019 al 2020. Al contempo, è utile evidenziare un corrispettivo aumento di giovani (+17 punti percentuali rispetto al 2019) che, nel 2021, si sono rivolti ai Centri per l’Impiego per poter beneficiare delle iniziative di Garanzia Giovani (Figura 5).

La fluidità del mercato del lavoro e la rapidità nei passaggi da uno status occupazionale all’altro contribuiscono a spiegare l’ampia variazione dei tassi occupazionali in un breve lasso temporale: tale velocità non è spesso corrispondente alla capacità di attutimento delle conseguenze da parte sia del welfare pubblico sia dei servizi locali. Secondo la ricerca, se il Covid-19 potrebbe aver influito drasticamente su ciascuna delle tendenze qui considerate, il tessuto socioeconomico del Biellese presenta ottime capacità di assorbimento della forza lavoro che, unitamente all’investimento che il territorio ha previsto sul fronte dell’orientamento scolastico, potrebbero aver favorito sia il calo degli inattivi tra i 25 e i 34 anni che dei disoccupati tra i 15 e i 24. La pandemia potrebbe, tuttavia, aver inflitto un duro colpo al settore dei servizi (ad esempio, ristorazione e tempo libero). Come noto, è in questo settore che si concentrano il maggior numero di giovani under 30; questo, inoltre, potrebbe essere un chiaro indicatore di precarietà e instabilità di alcuni dei percorsi lavorativi del territorio (connotati, per questo, da scarse tutele e garanzie). Infine, se i giovani sino ai 19 anni sono ampiamente “protetti” dalla rete scolastica e inseriti – anche grazie all’investimento del territorio in tale direzione – in percorsi di orientamento, apprendimento, formazione, i giovani con più di 20 anni spesso non beneficiano di tale rete, non sono intercettati dai radar dei servizi sociali e sono più esposti ai rischi della precarietà e della disoccupazione.

Infine, a fronte di un mercato del lavoro in netta ripresa (come testimoniato dai dati dell’Agenzia Piemonte Lavoro), circa il 33% delle assunzioni in Provincia di Biella riguardano i giovani. Tuttavia, come detto, il 63% delle aziende dichiara di voler assumere personale che ha già acquisito esperienza nel settore. Nel 2020, il 40% delle nuove assunzioni previste dalle aziende si rivolgono a giovani diplomati, il 37% a giovani con una qualifica o un diploma professionale e solo il 13% ai laureati. In riferimento ai fabbisogni delle imprese, si nota una discrepanza in almeno cinque settori professionali: l’area delle tecniche e della progettazione, l’area commerciale e della vendita, l’area amministrativa, l’area informatica, ingegneristica e della produzione di beni ed erogazione di servizi. Tuttavia, all’incremento del numero di aziende che richiedono personale in questi settori non corrisponde un aumento di coloro che si iscrivono né nel ciclo secondario di secondo grado né in percorsi di Istruzione e Formazione Professionale.

 

Dalle criticità alle potenzialità del territorio: i punti da cui (ri)partire

Alla luce dei dati appena presentati e dalle interviste realizzate con gli attori locali, l’Approfondimento evidenzia criticità e potenzialità delle politiche giovanili del Biellese. In primo luogo, è ancora debole il sistema della conoscenza (dei dati) territoriale. Molti dei dati utili ai fini dell’analisi sono risultati mancanti e/o non esaustivi, riferiti ad esempio ad un sub-campione di giovani e non all’intera popolazione di riferimento. Emerge inoltre una scarsa integrazione tra le banche dati – a vari livelli, locale, provinciale e regionale – che si occupano di raccogliere i dati sul tema giovani (per citarne uno, manca il dato sull’abbandono scolastico). In secondo luogo, persiste uno scollamento tra le competenze acquisite dai ragazzi a scuola e il fabbisogno espresso dalle aziende biellesi. Si evince una sfiducia dei ragazzi nei confronti di professioni inserite in contesti industriali e, in particolare, del settore tessile-manifatturiero. Pertanto, l’evidente fabbisogno di nuove assunzioni nel settore produttivo industriale non trova risposta nell’offerta di lavoro dei giovani under 30. A fronte, in terzo luogo, di intenti comuni, le strategie dei soggetti che operano nel campo delle politiche giovanili sono (spesso) non comunicanti tra loro e poco integrate: non è attualmente identificabile un unico framework d’azione in cui si inseriscono tali strategie d’intervento, quest’ultime connotate – in alcuni casi – da un’insufficiente sistematicità.

A seguire, la ricerca ha sottolineato come siano ancora mancanti e/o insufficienti le opportunità formative e socializzanti, sia in ottica di prevenzione del disagio giovanile – ad esempio, che promuovono la partecipazione attiva di ragazzi e ragazze – che di coinvolgimento della comunità educante. Quanto al coinvolgimento dei giovani, gli stakeholder territoriali intervistati hanno posto enfasi sullo scarso (o insufficiente) coinvolgimento dei giovani nelle decisioni che li riguardano: se i giovani sono coinvolti, questo avviene per lo più in fase di implementazione delle misure (e non nelle fasi ideative e di co-progettazione).

Un ultimo punto di criticità riguarda la necessità di accrescere la comprensione dell’universo giovanile per intercettarne il disagio. La capacità della rete territoriale per raggiungere tale obiettivo dovrebbe muoversi su due binari complementari: 1) mettere in campo misure per fronteggiare efficacemente i bisogni, quelli tradizionali ma soprattutto quelli emergenti, in particolare quelli legati al disagio giovanile (in ottica multidimensionale); 2) intercettare, includere e coinvolgere il maggior numero possibile di giovani del territorio, in ogni fascia di età, anche al di fuori del circuito scolastico e lavorativo.

 

Il Biellese, un ecosistema territoriale favorevole ai giovani: quali raccomandazioni per il futuro?

Infine, secondo la ricerca, la sfida è attivare il sistema scolastico, della formazione, il mercato del lavoro, il welfare locale e la comunità nel suo insieme e in modo coordinato e sinergico. La famiglia del/la giovane svolge un ruolo cruciale nella fase di orientamento e supporto, ma non può essere lasciata sola.

Per farlo, tra potenzialità e criticità l’analisi identifica quattro obiettivi principali da perseguire a livello territoriale coinvolgendo, possibilmente, la pluralità degli attori locali: promuovere interventi coordinati a supporto della salute e del benessere psico-fisico di ragazzi e ragazze; incentivare il protagonismo dei/lle giovani; prevenire l’aumento dei giovani NEET; rafforzare l’attrattività del territorio da un punto di vista formativo e lavorativo per trattenere e/o attrarre da fuori i/le giovani. Queste quattro linee d’azione, riprese nel dettaglio nel Rapporto, mirano a porre attenzione sulle nuove fragilità legate al disagio psico-sociale dei giovani, agendo secondo logiche e strumenti di care multidimensionale. Per farlo, si suggerisce di agire sul rafforzamento della trasversalità delle misure e della loro programmazione in favore delle persone minorenni e sull’integrazione degli interventi educativi, formativi, occupazionali, sociali, rafforzando la conoscenza complessiva dei bisogni dei giovani e delle loro famiglie e delle risposte disponibili a livello territoriale, a partire dalla raccolta sistematica di dati disaggregati e riferiti al livello provinciale e comunale. Osservabiella rappresenta sotto questo profilo il perno del sistema della conoscenza del biellese.

Tali azioni non dovranno lasciare indietro nessun soggetto: attori pubblici e privati dovranno convergere verso un unico framework d’azione condiviso. A tal proposito, il Rapporto sottolinea l’importanza di lavorare sul rilancio della misura Garanzia Giovani (ulteriormente rafforzata dalla Strategia Europea 2021-2027, anche grazie agli investimenti previsti per l’Anno europeo della Gioventù) in virtù della sua capacità di intercettare le opportunità territoriali di lavoro e formazione, del ruolo che può ricoprire in termini di integrazioni intersettoriale dei servizi e delle progettualità, in ottica sinergica e sistemica.

Le sfide legate all’universo giovanile emerse dal Rapporto possono trovare una prima risposta nella Call for Ideas lanciata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Biella. La Call mira alla costituzione di un Tavolo di enti pubblici e privati che operano nell’ambito delle politiche giovanili e si occupano in particolare dei giovani a rischio disagio, dispersione scolastica ed esclusione sociale (fenomeno dei NEET). L’obiettivo è la costruzione di una progettualità condivisa volta a incrementare le azioni territoriali e la realizzazione di un intervento in coprogettazione rivolto ai giovani dai 17 ai 25 a rischio di disagio, dispersione scolastica ed esclusione sociale.